
Una vittoria meritata di un Napoli ancora prigioniero della paura
In tempi di magra, la vittoria con il Perugia agli ottavi di Coppa Italia, deve essere accolta come una panacea, non per tutti i mali, ma almeno per un sollievo che alimenti il sogno di una Coppa Italia, unica (?) chiave per una porta secondaria verso l’Europa. Un’ annata difficile ricca di record negativi che vede il Napoli sulla parte destra della classifica. 24 sono i punti in classifica con una serie di sconfitte, pali, infortuni e, quel che non guasta, decisioni arbitrali che hanno condizionato il cammino e la testa dei giocatori.
Sarà dunque Napoli – Lazio la prossima sfida per accedere alle semifinali di Coppa Italia che potrebbe rappresentare una partita di riscatto per gli azzurri, ma, uno sguardo al calendario non lascia sereni: domenica 26 gennaio, alle 20,45, il Napoli riceverà la Juventus di Sarri e il 29 giocherà con la Lazio. Due impegni ravvicinati che richiederebbero la gara perfetta con una squadra ancora tanto imperfetta.
Ai problemi palesati per le tante concatenate vicende, si aggiunge ora l’innesto di due giocatori che non conoscono il campionato italiano, ma si innesta pure, evidente, il “nuovo” gioco voluto da Gattuso, ben lontano da quello di Ancelotti che aveva appena desarrizzato il Napoli. Si torna indietro senza andare avanti con tanti dubbi per il futuro: oggi si sta costruendo il Napoli di domani oppure si tenta di salvare il salvabile?
I veri tifosi non temono le annate storte vissute da tutti i grandi club, piuttosto temono la nebbia del progetto Napoli: che si sia concluso il ciclo per diversi giocatori, è più che evidente, così se Ciro ridiventerà Dries altrove, non lascerà eccessivi rimpianti per un futuro che non c’è, ma bellissimi ricordi. E anche per Callejon, altero, fiero, di classe, potrà iniziare altrove l’ultima corsa di Formula 1 prima di fermarsi. Si è rotto qualcosa e nelle prossime settimane tutti i tifosi guarderanno uno per uno tutti gli azzurri che hanno voglia di rappresentare un pilastro per la ricostruzione: il primo ad aver detto “presente” è stato Lorenzo Insigne, mai tanto “capitano” come oggi. Il giocatore più bersagliato, è quello che suda di più, che torna indietro senza risparmiarsi, che serve i compagni, che crea spazi, che domina la palla e che s b a g l i a . Ha sbagliato, continua a farlo, mentre altri guardano. C’è un intero girone di ritorno a disposizione, eppure, siamo tremendamente in ritardo.
Diana Miraglia
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