Invictus – Quando il rugby aiutò a contrastare l’Apartheid
E’ un Morgan Freeman magistrale, quello che interpreta Nelson Mandela nel film Invictus – L’invincibile, l’adattamento cinematografico uscito nel 2009 del romanzo “Ama il tuo nemico” (Playing the Enemy: Nelson Mandela and the Game that Made a Nation) di John Carlin, in cui lo scrittore racconta la storia della finale della Coppa del Mondo di rugby del 1995 e il ruolo decisivo che ha avuto nella creazione della nuova nazione sudafricana post-apartheid. E la storia, emozionante, è proprio quella: dopo ventisette anni di prigionia, Mandela diventa il primo presidente nero del Sudafrica. Sebbene l’apartheid non esista più e Mandela si stia battendo per la riconciliazione tra sudafricani bianchi e neri, nel paese continuano i contrasti e le divisioni razziali. Inoltre, la maggioranza nera nutre ancora risentimento nei confronti degli afrikaner, che identifica con la squadra nazionale di rugby, gli Springboks, composta da soli giocatori bianchi, ma Madiba – soprannome di Mandela all’interno della tribù di appartenenza, di etnia Xhosa – intravede nel rugby uno strumento capace di unificare la due anime del suo paese. Da qui la sua grande intuizione, con un miracolo che si compie, nel corso dei Mondiali di Rugby del 1995, ospitati proprio in Sudafrica.
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