Riavvolgiamo il nastro per rivedere la classifica aggiornata: l’Inter è in vetta con 57 punti e il Napoli segue a un punto. Mancano 12 partite alla fine del campionato e gli azzurri dopo un percorso eccezionale hanno mostrato un calo nei risultati, nel rendimento e quindi nel gioco. Da qui a leggere “crollo Napoli; disastro; ora è crisi vera”, sembra che non si volga lo sguardo a tutte le big del campionato.
Una flessione in un momento della stagione è fisiologica e come per il Milan reduce da due recenti batoste dopo altre già patite; per la Juve nella sua altalena di sorrisi accennati e rabbia evidente; per l’Atalanta che in Europa (e non solo) ha perso la divinità, anche l’Inter è in un tunnel buio dove però qualche torcia si accende all’improvviso. Crollo Inter dopo la sconfitta a Firenze? Disastro Inter dopo la sconfitta con la Juve? No, di certo.
Così anche il Napoli è nella morsa del campionato mostrando ora il suo lato più fragile dopo una serie di infortuni che hanno minato le certezze acquisite. In tanti, in troppi puntano l’indice contro la società rea di non aver fatto mercato a gennaio lasciando Conte senza un vice Kwara, né un difensore mentre ancora era infortunato Buongiorno. Eppure sarebbe un obbligo guardare avanti senza recriminazioni inutili perdenti in partenza: la rosa a disposizione di Antonio Conte è corta? E in panchina sono tutti inadeguati a subentrare in tempo per adeguarsi ai tempi e ai meccanismi perfetti dettati dall’allenatore? Molto prima della serie non proprio positiva del Napoli, la domanda era: “Perché pochi cambi e negli ultimissimi minuti?”
I risultati fino alla vittoria con la Juventus, hanno sempre dato ragione a Conte che però, in assenza di alcune pedine fondamentali, ha dovuto mischiare le carte proponendo un 3-5-2 che ha tolto riferimenti ad alcuni giocatori. Inoltre da tempo tutti i tifosi si chiedevano chi fosse un certo Billing, per non parlare di Hasa in compagnia di Rafa Marin, con comparsate di Gilmour, Ngonge, Okafor e lo stesso Raspadori .
Ben si comprende che Antonio Conte ha iniziato quest’estate un lavoro di ricostruzione della squadra proiettata in tre anni verso i vertici prima della Serie A poi degnamente presente in Europa ma strada facendo ha ottenuto più di quanto lui stesso potesse sperare ed ha contato su quegli 11 che obbedivano perfettamente alla sua idea di calcio. Oggi il Napoli e soprattutto l’ambiente Napoli, deve mettere i piedi a terra e tornare all’obiettivo primario: tornare in Europa, magari dalla porta principale. Se si inciampasse nello scudetto poi …..