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Plusvalenze, la verità è che la Giustizia Sportiva ha le armi spuntate

Il doping contabile delle plusvalenze, dopo le verifiche della Covisoc è sotto la lente di ingrandimento degli organi inquirenti della FIGC. Sono ben 62 le operazioni di mercato, solo negli ultimi due anni, che smascherano il tentativo, il più delle volte ingenuo e maldestro, delle società di riparare e sistemare i bilanci di tanti club della sfera professionistica. Situazione non certo inedita e, per certi versi ben conosciuta e purtroppo tollerata per anni che si è, però, ingigantita a seguito della pandemia. C’è da aggiungere, e non è un dettaglio, che delle 62 operazioni segnalate dalla Covisoc che,ricordiamo, è la Corte dei Conti del Calcio, ben 42 sono trasferimenti che vedono coinvolta la Juventus; società che, e non è un dettaglio da poco, essendo quotata in borsa comunica (ed è obbligatorio farlo) in nome della trasparenza, in tempo reale ogni proprio spostamento di natura contabile e finanziaria.

Bisogna dire che la via per gli eventuali diferimenti, con relativo processo, non è affatto semplice e breve atteso che la Procura Federale, guidata da Giuseppe Chinè avrà sino a 90 giorni di tempo (eventuale proroga inclusa), per portare a termine l’istruttoria iniziata. L’inchiesta è stata aperta già da martedì in Federazione trattandosi di atto dovuto ed inevitabile alla luce delle indicazioni e segnalazioni ricevute dalla Covisoc nonché delle  indagini Consob già avviate da circa un mese.  Non vi è certezza sull’esito atteso che non ci sono criteri contabili che possano fissare a, priori, il prezzo per  la cessione di un calciatore. Ne consegue  che non è facile contestare l’operato di una società. Gli organi inquirenti della FIGC stanno esaminando tutta la documentazione cercando di acquisire ulteriori elementi probatori ma servirebbero prove oggettive in assenza di norme specifiche che stabiliscono il cd.fair valve di una compravendita.

Nel caso della Juventus ci sono 21 giocatori scambiati per una cifra pari a 90 milioni. Da valutare anche l’operazione Osimhen, con i tre giocatori ceduti a parziale contropartita e poi finiti in Italia nelle serie minori. Altro esempio quello di Nicolò Rovella ceduto dal Genova alla Juventus per 18 milioni a gennaio in cambio di Portanova (10 milioni) e Petrelli (8 milioni). Il tutto tramite asset che si spostano da un bilancio all’altro e che creano immediati guadagni contabili a fronte di costi spalmabili in più anni. Il problema è che, sino a prova (legale) contraria tutto è regolare, formalmente. E gli esempi sono tanti: Petrelli, ora all’Ascoli pagato 8 milioni dal Genova alla Juve, sempre la Juve con il Basilea per Sana e tanti altri. L’unica cosa certa è che le plusvalenze hanno rappresentato uno dei modi principali per far quadrare i conti in particolare in casa Juve.

La verità è che la Giustizia Sportiva ha le armi spuntate. Le Norme Federali non vietano ai club di perdere soldi. Le ipotesi di alterazione dei valori riguardano tre indicatori di cui solo l’indice di liquidità potrebbe risultare modificato. La Procura FIGC valuterà se, in assenza di dubbie plusvalenze, la situazione riportata alla Convic avrebbe comportato il blocco del mercato, ma è tutt’altro che facile. La Giustizia Sportiva sanziona la pratica di alterazione dei conti ove si mascheri una situazione che precluderebbe l’iscrizione al campionato e non sembra questo il caso. Comunque appare opportuno che s’indaghi su tutte le situazioni per impedire che possano ripetersi in futuro, in danno di chi predispone i bilanci con verità e totale trasparenza.

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