
Più forte di tutto e di tutti: il Settebello e l’oro Olimpico a Barcellona 1992
Una delle più belle pagine sportive italiane di tutti i tempi, firmata dal settebello a Barcellona ’92 in uno sport considerato di nicchia che all’improvviso fece pulsare all’unisono i cuori di tutti gli sportivi italiani. Questa storia parla di pallanuoto, disciplina spesso e volentieri dimenticata dai media italiani che torna alla ribalta solo in occasione delle grandi manifestazioni, nelle quali la nostra nazionale raramente ha tradito. La pallanuoto coniuga fatica, preparazione atletica, resistenza fisica, capacità tecniche e intelligenza tattica; uno degli sport più completi, con un dispendio fisico e psicologico non indifferenti. Uno sport che mescola dinamiche tipiche del calcio (vince chi realizza più gol) e del basket (importanza del cronometro sia in termini di gioco effettivo che di ogni singola azione d’attacco) che però in acqua richiede una enorme componente di resistenza fisica.
La pallanuoto italiana ha grande tradizione: le scuole più importanti sono quella ligure, quella napoletana e quella siciliana. Grandi sono stati i risultati a livello internazionale, ma quello indimenticabile è il trionfo olimpico di Barcellona 1992. Ed è proprio al trionfo in Spagna che è legata la storia della pallanuoto italiana in quanto quella finale è stata vinta in casa dei favoriti. A nulla sono servite agli spagnoli la spinta del pubblico, la presenza del Re Juan Carlos e del principe Felipe e un arbitraggio particolarmente casalingo al termine di ben sei tempi supplementari.
Tutto ciò è accaduto in una calda domenica di agosto, il giorno della chiusura della XXV Olimpiade, nella piscina Bernat Picornel gremita. L’Italia schiera il settebello che poi sarebbe entrato nella leggenda: Attolico, Bovo, Campagna, Fiorillo, Francesco Porzio, Ferretti, Silipo, D’Altrui, Giuseppe Porzio, Caldarella, Pomilio, Gandolfi, Averaimo- allenatore Rudic. A proposito di Ratko Rudic, il maestro croato, che quest’anno allena la Pro Recco, cosa si può aggiungere? Dopo la dissoluzione della Jugoslavia, con cui vince praticamente tutto, sceglie di guidare il settebello azzurro e lo fa per un decennio, vincendo praticamente tutto il possibile, grazie al suo carattere duro, irascibile, istrionico e carismatico. Sembra il caso di precisare che in quella leggendaria formazione vi erano ben sei napoletani: Francesco e Giuseppe Porzio, Fiorillo, Silipo, D’Altrui, Gandolfi. Bisogna ricordare che di fronte c’era la Spagna, ottima formazione che aveva l’opportunità di schierare Manuel Estiarte, il piu’ grande giocatore di tutti i tempi, alla stregua di Maradona nel calcio e Michael Jordan nel basket.
L’Italia entra in acqua decisa, determinata e superconcentrata, approfittando subito della tensione che accompagnava i favoriti padroni di casa, partendo benissimo e portandosi sul 4-1 nel secondo tempo e 6-3 nel terzo. A questo punto gli spagnoli hanno un sussulto d’orgoglio, reagiscono e aiutati da qualche discutibile decisione arbitrale, si avvicinano nel punteggio. A pochi secondi dalla fine dei tempi regolamentari l’Italia è in vantaggio per 7-6, ma un gol dello spagnolo Oca, complice un attimo di disattenzione della difesa azzurra, porta la partita ai tempi supplementari. Il regolamento prevede due tempi supplementari di 3 minuti ciascuno e poi eventualmente, in caso di perdurare della parità, altri due tempi e così via.
Primo tempo supplementare con squadre bloccate e risultato parziale di 0-0; nel secondo Estiarte trasforma un tiro di rigore e porta in vantaggio per la prima volta la Spagna. Lo stesso Estiarte dichiarerà poi che aveva deciso di tirare il rigore in maniera assolutamente diversa dalle sue normali abitudini: in alto a sinistra. Ma, sotto di un gol, a meno di un minuto dalla fine, con la gente che già festeggiava la prima vittoria olimpica per la Spagna, l’Italia invece di sfaldarsi si ricompatta. Nel frattempo era stato espulso Fiorillo per un pugno ad Estiarte che sarà costretto a proseguire la gara con una ferita al sopracciglio. L’allenatore spagnolo ordina ai suoi di giocare a pressing, ma nonostante Estiarte (e lo racconta nel suo libro) ritenesse di avere tra i pali il miglior portiere al mondo e reputasse pertanto più efficace marcare a zona per arginare i giocatori italiani più pericolosi, rispetta gli ordini del suo allenatore.
Il colpo di scena è dietro l’angolo: Bovo serve a Ferretti, alto in posizione di centroboa, un pallone che lo stesso gira in rete, siglando il pareggio a venti secondi dalla fine. Si va ad oltranza con altri tre tempi supplementari senza reti.
Nel sesto tempo supplementare la svolta: manca meno di un minuto quando D’Altrui porta palla sulla destra e serve Ferretti in posizione centrale. Il centroboa subisce fallo e, con la coda dell’occhio, vede Gandolfi smarcato sulla sinistra. Rollan esce e prova a chiudere lo specchio della porta ma Gandolfi lo infila con un tiro che passa sotto le braccia del portierone spagnolo. Mancano solo 32 secondi alla fine della battaglia con gli azzurri che pressano incessantemente nonostante l’immane fatica. A quattro secondi dalla fine Estiarte subisce fallo, batte e serve Oca che tira subito: la palla colpisce la traversa e torna in acqua. Non è goal! Scocca la fine con il meritato trionfo per il settebello. Confermerà dopo qualche tempo Pino Porzio che lui e tutti i suoi compagni hanno vissuto il finale di partita in totale trance al punto di non avvertire alcun effetto acustico esterno: solo i giocatori, l’acqua ed il pallone! CHE LA LEGGENDA ABBIA INIZIO.
Claudio Russo
Grande Avv. Russo, lo ha raccontato con così tanto fervore che mi sembrava di fare da spettatore. Grazie per il suo minuzioso articolo.