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NUOVO FAIR PLAY FINANZIARIO

La Uefa conferma i principi che ispireranno il nuovo Fair Play Finanziario, senza però ancora precisare alcuni dei parametri operativi.  Aleksander Čeferin   e  AndreaTraverso  (il responsabile delle licenze UEFA e ideatore della sostenibilità finanziaria), per il momento, hanno annunciato solo i principi generali dei nuovi parametri ma ancora non hanno formalizzato le regole in un documento con carattere vincolante, al fine di rifinire i calcoli. Non si comprende, infatti cosa si intende “più costi di mercato”; si potrebbe trattare delle quote di ammortamento dell’acquisto dei calciatori con cui, di solito, si fraziona il costo di un bene (nel caso di diritto alle partecipazioni sportive) nel numero di anni in cui il club ha diritto di godere delle sue prestazioni ma ciò non è totalmente chiaro atteso che l’ammortamento non è un obbligo poiché il club potrebbe decidere di spesare l’intero costo di acquisto  dei cartellini nell’anno di acquisizione. Anche perché ci sono club che adottano politiche lineari  (quote costanti) di frazionamento del cartellino mentre altre (per esempio il Napoli)hanno adottato in passato la politica di ammortamenti decrescenti.

E’ certo che il costo complessivo delle rose, che è la novità più dirompente annunciata da Ceferin, non potrà superare il 70% dei ricavi (90% dal 2023-24 poi 80% l’anno successivo prima di arrivare a regime), bisogna capire cosa si intenderà per ricavi. Se, per esempio, saranno  comprese le plusvalenze o solo i ricavi cosiddetti operativi (botteghino, ricavi commerciali e diritti televisivi). Nella migliore delle ipotesi si considera che il player trading concorra ad incrementare i ricavi complessivi. In ogni caso, prendendo in essere l’anno appena trascorso di cui sono disponibili i bilanci, lo scenario per i club italiani non sarebbe esaltante. Con le uniche eccezioni di Atalanta e Milan (la prima già pronta la seconda pronta nei primi due anni) le società che hanno recentemente partecipato alle competizioni europee sarebbero largamente fuori dai parametri. Inter e Juve oggi sarebbero rispettivamente al 105 e 107%, il Napoli sul 114% e la Roma addirittura sul 131%. C’è da dire che in molti casi il costo della rosa è viziato dallo spostamento di parte delle retribuzioni della precedente stagione  (causa Covid) ma anche i ricavi hanno beneficiato dello spostamento in avanti dei diritti tv di Uefa e serie A.  Gli ammortamenti sono invece quelli che sono, senza elementi di distorsione delle dinamiche contabili.

Qualcuno beneficerà della riduzione degli stipendi e monte ingaggi come l’Inter per le cessioni di Hakimi e Lukaku, mentre la Juve non ha lavorato in questa direzione a gennaio: la cessione di Ronaldo avrà notevoli effetti ma l’acquisizione di Vlahovic ha appesantito gli ammortamenti, mentre nel 2022-23 andranno a regime i riscatti di Chiesa, Locatelli, forse Morata e Kean. La strada per i club di serie A appare notevolmente in salita: si dovrà lavorare per la crescita esponenziale dei ricavi, soprattutto valorizzare al massimo i diritti televisivi della serie A su mercati internazionali e lavorando sugli stadi. L’alternativa è stringere la cinghia, rinunciare ai campioni e diventare ancora di più un campionato di secondo livello, innescando una spirale di svalutazione del prodotto che  produce ulteriori riduzioni dei ricavi. Il tempo per intervenire è poco.

La sostenibilità finanziaria andrà raggiunta attraverso tre pilastri ovvero solvibilità, stabilità e controllo dei costi. La solvibilità sarà garantita con una nuova regola sulle posizioni debitorie scadute che tutelerà di più i creditori con controlli trimestrali e meno tolleranza nei confronti dei morosi. I ricavi saranno fondamentali e a questi saranno legate le spese ma senza salary cup. Il pareggio di bilancio ovvero la cosidetta  “breek even rule” con i 30 milioni di passivo accumulabili in 3 anni, è stata approvata e la cifra raddoppiata (60 milioni che dovrebbero essere coperti con capitale, più altri 10 per i club in buone condizioni di salute). Questa norma, però, è stata affiancata da un’altra che regolarizza  i costi di gestione della squadra: la spesa per gli stipendi, la campagna trasferimenti e le commissioni degli agenti sarà nel 2023-24 massimo il 90% delle entrate nel2024-25 l’80% e nel 2025-26 il 70%. La prossima stagione servirà per iniziare ad adeguarsi, visto che si arriverà a regime in 3 anni.

L’obiettivo è tagliare ingaggi e commissioni, evitare spese folli per i cartellini ed alzare i ricavi, ma non con sponsorizzazioni fuori mercato (per esempio dall’azienda di proprietà dell’azionista di maggioranza dei club). Le pene, quando inizieranno i controlli, nel 2024-25 potranno portare anche all’esclusione delle coppe europee. I calcoli non saranno fatti sui bilanci del triennio ma si considererà la somma degli anni solari.

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