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Ma la nottata non passa mai

Tutti impauriti, i giocatori come i tifosi: ieri come domani: Lazio, Fiorentina, Juventus passando per un Perugia che potrebbe dare una spintarella a uscire dalla nottata. Da un lato una campagna acquisti non proprio da 10; scelte tecniche opinabili; tenuta atletica approssimativa; infortuni muscolari troppo frequenti;  spogliatoi bollenti; decisioni arbitrali da censurare. Dall’altro lato la sfortuna. Parola in ribasso che si fugge dal pronunciare oggi perché evidenti sono le defaillances della squadra: nessuno vuol parlare di sfortuna per non essere aggredito. Eppure la jella c’è, anche ieri fin troppo evidente. Un sol momento si è distratta a Sassuolo – la sfortuna – ed Elmas, quasi debuttante e trascurato,  l’ha buttata dentro, e infatti neanche sa come.  Ma ieri è tornata in grande spolvero – sempre la sfortuna – e ha colpito Di Lorenzo, Meret , Manolas e Insigne.  Quella di Di Lorenzo si chiamano tacchetti;  quella di Meret si chiamano guanti; quella di Manolas si chiama imperizia; quella di Insigne si chiama abitudine. Sempre jella è.  Per Handanovic, invece, una palla persa vien ritrovata sulla linea; un ponte di Vrij su Callejon, salva la rete; il palo di “pippa” Lukaku schizza in rete per bravura. Si fosse fatta da parte la jella, o avesse cambiato verso, il Napoli, con l’Inter come col Cagliari, l’Atalanta, La Juventus, non avrebbe perso: non sarebbe in competizione con la vetta, ma potrebbe giocare con i suoi limiti. Invece sfacciatamente si è fatta avanti – sempre la sfortuna – senza ritegno anche nel bussolotto del sorteggio Champions: chi ha seguito la stregoneria, ha atteso fin quando, senza neanche aprire la pallina già si sapeva chi fosse l’agnello sacrificale: era rimasto solo il Napoli per il Barcellona senza neanche lo sfizio di  indovinare l’avversario. Girata a guardare il Napoli – la sfortuna – ha lasciato che all’Atlanta toccasse il Valencia e alla Juventus il Lione.

Il Napoli non va, è inutile girarci intorno, né tocca al tifoso o a un piccolo o grande cronista trovare il rimedio: ma la paura si vede, si tocca, al punto che, da spettatore impotente, già vedi la palla in rete mentre l’armadio a sei ante Lukaku avanza, solo, indisturbato mentre gli azzurri sbiadiscono rinculando terrorizzati.

E dire che senza alcun ritegno  della tradizione, quest’anno si parlava di scudetto: una vendetta della jella che chiede rispetto.

Diana Miraglia

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