Sulla squallida vicenda dell’osceno striscione esposto all’esterno del Bentegodi, è intervenuto anche il presidente del Coni Giovanni Malagò che ha dichiarato: «Si rimane senza parole, allibiti. Mi sembra che ci sia stato un coro unanime anche della stessa società, e della città di Verona, un forte segnale di disprezzo nei confronti di chi ha, appunto, avuto disprezzo di quello che sta succedendo in Ucraina».
E anche il sottosegretario allo Sport Valentina Vezzali ha detto: “Auspico che la Federazione Italiana Gioco Calcio e la Lega Serie A prendano dei provvedimenti importanti. Perchè in un contesto come quello che stiamo vivendo, certe cose non devono accadere”
La condanna è stata condivisa, almeno apparentemente, da ogni parte della vita sociale così che si potrebbe anche pensare ad un gruppuscolo di subumani che si siano sentiti dei geni a scrivere lo striscione.
Ma come la mettiamo con i cori sullo stadio?
A riportare un’ ulteriore testimonianza delle tensioni è il quotidiano Repubblica: “Sarà duro pure il resoconto degli ispettori federali presenti allo stadio, dove si sono sentiti in modo chiaro i cori di discriminazione, i buu verso Osimhen e Koulibaly e gli insulti razzisti a Insigne da una parte, così come dall’altra i ripetuti slogan minacciosi e il rumore sordo per le esplosioni dei petardi. È questo il folle clima in cui è andata in scena la sfida tra Verona e Napoli, in cui va dato atto ai giocatori di non essersi fatti contagiare dal clima da corrida, mentre dagli altoparlanti partiva solo il surreale invito ai tifosi a indossare le mascherine”.
Erano oltre 15mila sullo stadio a tifare per la propria squadra, eppure l’unica ossessione è stata ancora una volta quella di buttare bombe di parole su una popolazione. Poi le bombe possono restare nei campi e all’improvviso, nel tempo, esplodere perché in questi subumani non c’è amore per la propria squadra ma odio per tutti e l’odio si diffonde.