Intervista ad Umberto Chiariello: “Bisogna cambiare il protocollo altrimenti il campionato rischia di non finire”
Umberto Chiariello, noto giornalista napoletano, che da 30 anni conduce Campania Sport su Canale 21, ha parlato in esclusiva ai microfoni di Contropiede Azzurro della ripresa del campionato e dell’attuale situazione in casa Napoli. Chiariello, ha evidenziato alcune perplessità sul protocollo sanitario, che, allo stato attuale, rischierebbe di non far concludere il campionato di Serie A.
Buon pomeriggio Chiariello. Per prima cosa vorrei parlare del suo editoriale di domenica scorsa in cui lei ha parlato dei “furbetti della quarantena”. In che modo questo potrebbe accadere?
“Sarebbe molto facile! Basta dichiarare di avere in squadra dei calciatori Covid positivi e la squadra dovrà andare in quarantena e con loro tutti i calciatori delle squadre affrontate di recente. In questo modo si saltano 4 partite per ogni squadra e così sarebbe finito il campionato.”
Si tratterebbe di falsificare dei test quindi? Il presidente Gravina è stato chiaro, chi imbroglia rischia pene severe…
“Non si tratta di falsificare, ma si tratta di avere dei test di giocatori che sono risultati positivi al Coronavirus e tirarli fuori al momento opportuno. Per questo bisogna fare tutti i test prima dell’inizio della stagione.”
Lei si è sempre battuto per la ripresa, è soddisfatto delle scelte del Consiglio Federale?
“Come ho detto nell’editoriale di domenica ero certo che in Consiglio la Serie A avrebbe preso gli schiaffoni, e così è stato ed è finita 18 a 3. Hanno fatto solo una brutta figura con quella proposta scellerata di blocco delle retrocessioni. Sui playoff e playout aspettiamo che si capisca bene in che modo vogliono farli. Quante squadre ci parteciperanno? Saranno gare secche? Aspettiamo i dettagli per parlarne meglio.”
In generale è soddisfatto del calendario che è stato scelto? Cioè, che si gioca ogni 3 giorni…
“Il problema non sono i calendari o le altre regole, il problema è uno: il protocollo sanitario che va cambiato. Bisogna arrivare al 20 di giugno col cambio di protocollo, allora sì che potrà dire che la stagione finirà. Il cambio di protocollo è fondamentale.”
Per quanto riguarda il Napoli, lei come lo vede in questa ripresa?
“La Coppa Italia è fondamentale. In questo momento neanche Nostradamus può sapere la forma delle squadre che non giocano dall’8 marzo. Ci sono tante incognite, come le partite a porte chiuse. Chi lo sa quale sarà la condizione. Tutto sarà più imprevedibile. In una situazione di imprevedibilità totale si può pensare che il Napoli possa sfruttare il vantaggio dell’andata. Penso che il Napoli visto in casa con l’Inter che perse 3-1 non lo vedremo più. Vedremo un Napoli col baricentro più basso, un Napoli come l’ultima partita col Barcellona, molto corto, con tante ripartenze e con la banda bassotti che potrebbe essere già in forma grazie al loro fisico che li avvantaggia in questo senso. Vedo il Napoli favorito con l’Inter. Io prevedo una finale Napoli-Juve, ma mai dire mai…”
Per il Napoli sono fondamentali le Coppe visto che il quarto posto sembra lontano?
“Il Napoli in Europa League già ci sta perché attualmente è sesto. Il Napoli secondo me finirà quinto, avanti alla Roma e dietro l’Atalanta e sarà finalista di Coppa Italia. Poi se la vince o meno dipende da tanti fattori, ma si può fare.”
Come valuta la gestione del Napoli in questi anni?
“A differenza di molti, io condivido quasi del tutto la gestione di De Laurentiis della prima squadra e della società. Non sono un critico di De Laurentiis, anzi sono uno che appoggia la sua filosofia aziendale. Però, ci sono dei punti in cui sono in forte contrasto: la comunicazione, il rapporto con i tifosi, l’attenzione verso i tifosi. Il Napoli dovrebbe essere più client oriented. Poi il grande tema su cui non mi trovo per niente d’accordo è la concezione di un settore giovanile in grande stile.”
A proposito di giovani, qual è la situazione del settore giovanile del Napoli? Potrebbe sfruttare meglio i tanti talenti che ci sono a Napoli e provincia?
“Per creare un grande settore giovanile servono investimenti ma significa anche una diversa politica col territorio. Questa storia che De Laurentiis non voglia avere a che fare col territorio per inquinamento territoriale da un lato lo capisco in quanto in Campania c’è la malavita e ci sono tanti rischi, il Napoli non li vuole correre e si è impermeabilizzato. Dall’altro lato, De Laurentiis deve anche capire che Napoli e la Campania non sono solo camorra, c’è tanta gente seria che opera nel mondo del calcio, basta conoscerli. Se il Napoli si dotasse di un esperto del calcio campano che conosca tutte le scuole calcio sarebbe sulla buona strada. In più occorrerebbe una politica di affiliazione con queste scuole per poter prendere ogni anno i migliori talenti delle squadre affiliate, attingendo un bacino che oggi ti sfugge di mano. Bisogna investire, il Napoli ha un bilancio solido e può farlo. Io non credo che investire 10 milioni di euro sia un problema, anzi sono convinto che dopo qualche anno ritorneranno indietro con gli interessi perché hai valorizzato un ragazzo di 14 anni che ti è cresciuto tra le mani. Insomma, quello che è successo ad Insigne andrebbe replicato su tanti ragazzi. Per ora sul settore giovanile siamo lontani anni luce”.
Giovanni Frezzetti
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