
In caso di positività? La squadra continua ad allenarsi
Gli ultimi passaggi del protocollo hanno dunque consentito al ministro Spadafora di sentirsi ottimista per il ritorno in campo nel prossimo giugno: sì alle partitelle, no alla quarantena. Ma sembra superato anche il punto più controverso sin dall’inizio delle sedute assembleari: in caso di positività di un giocatore, che cosa si fa? Con il pieno rispetto del protocollo, i vertici della FIGC hanno raggiunto l’accordo che prevede, in caso di positività che solo i soggetti coinvolti saranno in quarantena, mentre le squadre resteranno isolate ma con la possibilità di allenarsi:
“I soggetti Covid dovranno osservare un periodo individuale di graduale ripresa nei successivi 15 giorni prima di iniziare gradualmente gli allenamenti e sotto l’attento controllo del Responsabile sanitario, che a suo giudizio potrà ampliare test ed esami. Tutti gli altri componenti del GRUPPO Squadra verranno sottoposti ad isolamento fiduciario presso una struttura concordata; saranno sottoposti ad attenta valutazione clinica sotto il controllo continuo3del Medico Sociale, saranno sottoposti ad esecuzione di Tampone (anche rapido) ogni 48h per 2 settimane, oltre ad esami sierologici da effettuarsi la prima volta all’accertata positività e da ripetersi dopo dieci giorni, o secondo periodicità o ulteriore indicazioni del CTS. Nessun componente del suddetto GRUPPO Squadra potrà avere contatti esterni, pur consentendo al gruppo isolato di proseguire gli allenamenti”.
Una decisione analoga a quella presa dalla Bundesliga ed anche dalla Premier che, proprio in giornata ha isolato i sei contagiati di tre squadre per soli 7 giorni. La convivenza con il Covid è cominciata.
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