Il nuovo libro di Adrano Panatta: “Il tennis l’ha inventato il diavolo”
Chi non conosce Adriano Panatta, famoso tennista protagonista del jet-set italiano fino agli anni’ 80? Dopo la carriera tennistica ed un breve periodo dedicato alla motonautica, alla politica e alla televisione, oggi Panatta scrive, ed è anche un autore prolifico: nel 2009 è stata pubblicata la sua autobiografia Più dritti che rovesci edita da Rizzoli, in cui racconta la sua lunga carriera, l’amicizia con Borg e la nostalgia per un mondo del tennis che non esiste più. Nel 2014 esce per Mondadori Lei non sa chi eravamo noi, con «la canagliesca partecipazione di Paolo Villaggio», divertente racconto delle avventure dei due amici negli anni ’80. Nel 2018 pubblica, invece, Il tennis è musica (Sperling & Kupfer) mentre da poco è uscita la sua ultima fatica con un titolo che è tutto un programma: Il tennis l’ha inventato il diavolo.
Ma quella che sembra una battuta in realtà non lo è: il legame con Belzebù per Panatta è un dato reale, circostanziato da fatti evidenti e condiviso da chiunque abbia impugnato una racchetta e colpito una pallina, sinonimo di quanto sia stressante, logorante e abbrutente il tennis. Perché è l’unico sport che «obbliga a giocare contro cinque avversari: il giudice di sedia, il pubblico, i raccattapalle, il campo e me stesso», diceva Goran Ivanisevic. «E l’avversario, quello vero?» gli chiedevano. «Anche, ma lui è il meno», rispondeva il croato. Lo sa bene Serena Williams, battuta da una diciannovenne, o Andy Roddick che divenne amico del suo diavolo preferito, un certo Roger Federer. E, ancora, c’è Nastase che interrompe il match con McEnroe e pretende la sostituzione dell’arbitro per ricominciare, oppure Fabio Fognini che a microfoni aperti si lancia in una filippica sessista contro la giudice di sedia.
Divise in nove gironi infernali, sono storie particolari, incredibili e curiose che vengono narrate da Adriano Panatta – in quanto protagonista o spettatore diretto – con il consueto stile ironico, un libro che sorprende ed incuriosisce, però, anche per la quantità di aneddoti più o meno sconosciuti che ne emerge. Da leggere.
Comments (0)