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Il Napoli saluta da lontano i tifosi con una vittoria meritatissima: ora può sognare

Lorenzo Insigne

Non si era mai fermato Lorenzo Insigne e forse toccava al mister imporgli la panchina non solo nell’ultima di campionato. La conquista della Coppa Italia aveva limitato le motivazioni per lottare con il coltello tra i denti e Lorenzo Insigne è stato il condottiero mai domo che ha preso per mano i suoi. Stasera si è fermato quando la gara era nel suo ultimo slancio, quando già erano avvenuti i primi cambi: ora tocca attendere perché Barcellona-Napoli gli appartiene. Nel post partita il giornalista Massimo Ugolini ha ipotizzato che il problema più che muscolare possa essere osseo lasciando aperta qualche porta alla speranza di vedere il capitano scendere per primo al Camp Nou, ma saranno sette giorni di attesa, di ansia, di speranza.

Ciro Immobile

Per Ciro Immobile, invece, una serata memorabile anche se la sua squadra esce sconfitta dal San Paolo: ha eguagliato il record di Higuain segnando 36 reti e conquistando quel trofeo, la Scarpa d’Oro,  che fu invece negato al Pipita. Un altro condottiero che ha portato i biancocelesti tra gli eletti della serie A che dopo 13 anni disputeranno la Champions League

Rino Gattuso

Per la prima volta lo si è visto perdere le staffe (eufemisticamente); era già nervoso; aveva visto Insigne piangere di dolore e rabbia; poi la rissa “Qualche parola di troppo; – ha detto Gattuso ai microfoni di Sky – ho sbagliato e meritavo d’essere buttato fuori. Meritavo l’espulsione”. In un video amatoriale si deduce che Gattuso abbia reagito quando un personaggio dello staff biancoceleste gli ha rivolto un “terrone”, e Gattuso si è lanciato verso la panchina “Adesso me lo devi dire in faccia terrone”.  Ma a parte questo episodio sgradevole, Gattuso ha schierato la squadra che vorrebbe scendesse in campo sabato prossimo.  Diversamente dalle ultime tre partite, il Napoli contro la Lazio è apparsa molto meno tesa, ancora non del tutto concentrata, ma capace di gestire la palla con scioltezza. Vincere era importante ma ancor più il come: e il Napoli ha avuto almeno tre palle gol nate da tre azioni lineari, di prima che hanno annebbiato la lucidità dei biancocelesti. Ancora qualche defaillance in difesa quando il centrocampo non filtra e Manolas ancora non  al top della condizione, non sempre anticipa.

Fabian, Insigne, Politano

La firma della vittoria l’hanno scritta a lettere maiuscole: tre gol che hanno innervosito i laziali pronti a falciare senza troppi complimenti facendo salire alle stelle il tasso di nervosismo. Dopo una giornata caldissima e umida, Napoli ha ritenuto scomodare Giove pluvio per rinfrescare i giocatori e dopo appena 9 minuti Zielinski appoggia a Mertens che vede Fabian pronto a ricevere e sfruttare un tiro morbido morbido che s’insacca dolcemente alle spalle di Strakosha. Il Napoli palleggia con disinvoltura e Inzaghi urla contro i suoi che lasciano gli azzurri confezionare un’altra azione: un antico cronista avrebbe gridato “quasi gol” e invece Insigne vede la palla sfiorare il palo. E dal 2-0 all’1-1 il passo è breve: primo affondo con Marusic sulla sinistra che vede arrivare Immobile alle spalle di Manolas: ed ecco servito il gol n.36. Il Napoli risponde con un altro pallone tirato da Mario Rui che sfiora il palo. Al rientro, gli azzurri sono determinati e dopo due tentativi, arriva il rigore: Insigne serve Mertens che calcia ma contemporaneamente è scalciato da Parolo con fallo da dietro. Dal dischetto Insigne non sbaglia tirando alla sinistra del portiere contrariamente alle sue abitudini. Il Napoli continua a dominare, consente a Callejon di salutare dopo aver mancato un gol, poi l’ infortunio di Insigne, la rissa e infine il gol di Politano che da gregario sta costruendosi credibilità e affidabilità determinanti in squadre di alto rango.

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