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Il Cotugno (all’estero) è il modello italiano per eccellenza nella lotta al Covid 19

La felicità nello scoprire che all’estero esiste un’informazione seria. Dove si riporta una news per quella che è, senza fronzoli, senza accessori. Vera. Senza alcuna allusione a pizza e mandolino, a Pulcinella, babà e sfogliatelle, a triccaballacche e putipu‘.  Senza allusioni a camorra, Gomorra, lazzari, malavita e schifezza varia, che pure esistono. Ma nessuno lo ha mai negato.

Il servizio di Sky News, che ieri ha fatto il giro del mondo, ha del sensazionale.  Cinque lunghi minuti dove il Cotugno viene descritto come “L’eccellenza italiana”. L’unico ospedale nostrano dove nessun medico si è ancora ammalato, grazie ad un’organizzazione che gira come una macchina perfetta. Un altro punto a nostro favore, insomma. Come l’eccellente lavoro svolto da Paolo Ascierto e dal suo gruppo di ricerca sull’utilizzo del Tocilizumab, che tanto ha fatto innervosire un noto luminare all’ombra della Madunina e che pure viene riconosciuto, a livello internazionale, come scientificamente valido.

La gioia di vedere che, oltre i confini nazionali, esiste chi ci guarda, ci osserva e ci ammira.  Chi sa fare il proprio lavoro (di giornalista) limitandosi a fornire informazioni chiare e precise. Chi riesce a narrare fatti,  senza adornarli con la prosopopea tipica di chi, dall’alto di uno scranno, crede di poter dare lezioni di vita, pur di giustificare uscite “leggere” intrise di finto perbenismo, inutile spocchia o malcelato senso di superiorità. Insomma, si ha l’impressione che un certo stile narrativo venga, di proposito, utilizzato dai media nazionali per fare audience.

E, puntualmente, noi – che, invero, siamo un pochino permalosi da queste parti – ci caschiamo. Ma c’è un  dato su cui dovremmo riflettere:  le condivisioni sui social aumentano, le interazioni altrettanto e le piattaforme di informazione online fanno più visualizzazioni, guadagnando di più.

Tornando all’informazione seria, il reportage di Stuart Ramsay, fatto all’interno del nosocomio napoletano, si apre con: «Mentre il diffondersi dell’epidemia ha colto tutti di sorpresa nel Nord e il personale medico si è trovato senza protezioni, le cose in questo ospedale sono andate diversamente. Siamo stati portati, completamente vestiti di tute e occhiali di protezione, in una delle loro Unità Intensive». Il giornalista evidenzia  un “livello completamente differente rispetto a quanto visto finora” in Italia.  Riporta di “guardie di sorveglianza in tutti i corridoi e percorsi di disinfezione automatici che somigliano agli scanner degli aeroporti” e, ancora, di “staff che assiste pazienti con maschere super avanzate, simili a quelle antigas e diverse da quelle degli altri ospedali e tute super ermetiche”  laddove  “severe regole di separazione tra materiale infetto e pulito vengono seguite da tutti”, un luogo dove i corridoi di connessione sono controllati fino allo sfinimento, anche da personale appositamente addetto al controllo delle procedure da seguire.

Insomma, questo è l’eccellente ospedale napoletano, l’unico d’Italia senza medici né paramedici contagiati dal Covid 19. Così è se vi pare, direbbe Pirandello. Lo abbiamo appreso dai media esteri, certo, ma va bene. Perché in fondo in fondo, a questo punto, è più bello ancora.

 

 

 

 

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