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Il campionato riprende

Il campionato ricomincia, ma che spettacolo sarà?

Finalmente il campionato riprende. Manca ormai poco al fischio d’inizio degli arbitri con il quale si darà il via alla ripresa del calcio italiano. L’attesa è finita e ai tifosi, in crisi di astinenza da tre mesi, sembra un sogno poter tornare a gioire per un gol della propria squadra. È quindi comprensibile l’entusiasmo che si avverte in giro, nei bar e negli uffici dove non mancano abbracci, seppur virtuali, ed emozioni forti celate dietro pittoresche mascherine.

Ma tra tanta euforia è lecito avanzare qualche dubbio sul tipo di calcio che a breve riempirà di nuovo le nostre giornate. Dubbi avvalorati dallo spettacolo finora offerto dalle partite del campionato tedesco.

Senza pubblico è un altro calcio. Uno spettacolo scondito e irreale in cui l’agonismo sembra un optional del quale se ne può fare tranquillamente a meno. Il sentire con nitidezza gli incitamenti delle panchine rievoca, a chi è davanti alla TV, ricordi di partite giocate all’oratorio o sui campi di periferia. Un’eco di urla che rimbomba nel vuoto assoluto e che contribuisce ad enfatizzare un’atmosfera già di per sé surreale.

E che sia un calcio senz’anima lo si evince anche dall’atteggiamento dei calciatori dopo un gol. Niente abbracci, nessuna ammucchiata gioiosa, al massimo uno sguardo rivolto verso il cielo dall’autore della rete, sguardo nel quale si legge un’evidente gioia individuale inesplosa. Poi, a distanza di sicurezza, il mesto ritorno dei protagonisti al centro del campo per riprendere un gioco che non è più quello per cui si sono tanto sacrificati. Ed è in quel preciso momento, tra emozioni represse e un avvilente senso di desolazione, che ci si rende conto che quel gioco è solo un lontano parente di quello che, appena tre mesi fa, in tanti consideravano il gioco più bello del mondo.

Roberto Rey

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