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Il Brescia sconfitto dall’imbecillità

Con uno sforzo di fantasia, i tifosi del Brescia, in un giorno drammatico dopo le notizie che giungono da Codogno, hanno ritenuto di poter urlare “Napoletano coronavirus”. Al 95°, Orsato con il triplice fischio ha decretato la vittoria del Napoli e la sconfitta di uno stadio che non ha saputo rispettare i propri giocatori mettendoli alla berlina associandoli alla stupidità di chi ha urlato e di chi ha taciuto. Tanti post su Facebook hanno stigmatizzato l’episodio che ha oltrepassato i soliti riferimenti al Vesuvio, ma le parole di un fine giornalista, qual è Adolfo Molichelli, hanno colto nel segno
IL CALCIO IN TEMPO DI VIRUS
Premessa d’obbligo: la mamma degli imbecilli è sempre incinta. Detto questo, non mi fanno specie più di tanto i cori dei leoncini (figli della Leonessa, chiamiamola così) che hanno accomunato ai napoletani quel virus che hanno vicino casa – e me ne dolgo – quanto le parole oscene di Feltri Vittorio che s’è detto “invidioso” del nostro colera dolcemente partenopeo. Viviamo in una società pregna d’odio e di rancori razzisti. Da buon napoletano, aperto al mondo intero, e però con i cabasisi rotti, immagino come un’ordalia che la corona che Salvini impugna nei comizi abbia il virus.
Qualora tale messaggio giungesse a menti ottenebrate dall’odio, dalla stupidità, dal “greggismo”, dalla vecchiaia quando si presenta invidiosa, sarebbe già una gran vittoria: se uno soltanto di quegli imbecilli si vergognasse, sarebbe guarito. Ma chi ha urlato in tal modo potrà mai capire?

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