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A Sassuolo per vincere, per convincere, per dimenticare

Una cena di Natale senza riflettori, quest’anno a Villa D’angelo con De Laurentiis che ha invitato tutti “a volare alto, andare oltre e sorvolare su tante cose e dare il meglio di sé”. Una spinta per dare una svolta che è sembrata ai più tardiva per tutto quanto è accaduto in poco più di un mese. Non servono i se e i ma: resta un grosso magone ai tanti tifosi – quelli veri – che avevano creduto nella crescita esponenziale del club ai vertici europei. Non importava se il Napoli avesse fallito ancora lo scudetto; non importava se avesse subito un’altra onda di ingiustizie arbitrali documentate; non importava se i pali avessero continuato a negare l’urlo o il salto per un gol svanito; non importava se quel tiro a giro del tappetto sfiorava l’incrocio dei pali; o meglio, importava, eccome: ma il Napoli c’era. I tifosi c’erano. La speranza sempre presente. Andare oltre. Con la valigia di Ancelotti, chissà da chi riempita, sembra esser volato anche quel Napoli che da Mazzarri in poi è volato sempre più su facendosi applaudire su tutti i campi d’Europa. Con Reja era finita l’epoca della risalita e con Mazzarri si tentava la scalata che Carlo Ancelotti avrebbe dovuto completare. C’è grande timore ora che dopo il più lungo periodo di ‘grande bellezza’ si debba tornare a guardare in giù. Sassuolo darà qualche indizio, poi Inter, Lazio, Fiorentina e Juventus daranno la sentenza.

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