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Intervista a Carlo Alvino

Il cavallo di battaglia del giornalista tifoso azzurro per eccellenza è “Nun c’accire nisciuno!” e in considerazione delle montagne russe su cui siamo perennemente accomodati quest’anno, calza a pennello. Intervisto Carlo Alvino nell’immediato pre-partita di Coppa Italia che vede il Napoli impegnato a San Siro contro l’Inter, subito dopo la disfatta col Lecce. E mi rendo conto solo ora, col senno di poi  – il giorno dopo la partita – che a noi tifosi del Napoli quest’anno veramente nun c’accire proprio nisciuno.

Inizi di carriera nel periodo di Maradona, per un lungo periodo telecronista per Sky Sport, Carlo segue attualmente il Napoli, con TV Luna. Allora, quando hai cominciato a seguire il Napoli come giornalista tifoso?  – “Come giornalista, con una certa continuità dall’arrivo di Maradona al Napoli, anno 1984. Da quel momento, continuativamente. Come tifoso, invece, da sempre. Ma il manifesto di giornalista tifoso è emerso da subito, prima a Canale 9, poi su SKY. Insomma, ormai sono 20 anni che ho una caratterizzazione marcata, ma io sono tifoso del Napoli da sempre”.

Carlo Alvino e Diego Maradona

Mi racconti un aneddoto legato alla tu passione per la squadra partenopea? Non necessariamente collegato alla tua vita di giornalista, scegli tu – “Beh, ce ne sono a migliaia. Uno in particolare, però, mi lega a Maradona e posso considerarlo sia professionale che personale, perché aver avuto a che fare con Diego per me, da un punto di vista personale, è stata la realizzazione di un sogno. Insomma, lui era in silenzio stampa da diverse settimane e quella domenica il Napoli vinse al San Paolo con l’Empoli per 2 a 1, grazie ad una sua doppietta.  A fine partita, stava andando via e pensai  adesso ci provo ad intervistarlo, incalzato anche dai colleghi che mi dicevano vai Carlo, lui con te di solito parla!  Mi avvicinai, ma lui mi respinse in malo modo, salì in auto e andò via…ci restai malissimo. Improvvisamente, mentre usciva dal passo carrabile del San Paolo – nel frattempo stavo raccogliendo le attrezzature assieme al mio collaboratore – arrivato a metà di quella salita, di colpo l’auto frenò e con una marcia indietro velocissima mi affiancò. Diego abbassò il finestrino e disse: ”Ti chiedo scusa per prima ma…sai, ero nervoso, perdonami. Quando vuoi, sono a tua disposizione  per parlare” e io ne approfittai: “Anche adesso?” Lui non si scompose: “Si, anche adesso, sali in macchina”. Fu un’intervista bellissima, in auto, nel tragitto dal San Paolo fino a casa sua. A dimostrazione del fatto che Maradona non se la tirasse…non era come i calciatori di oggi”.  E allora  definiscimelo con un solo termine Diòs – “Non esiste…no, non esiste aggettivo, non è mai stato coniato un termine adatto a definire Diego Maradona. Anzi, credo che sia un alieno, un’entità sovrumana. Per quelli che credono… è come se fosse venuto dal paradiso, per quelli che credono meno, è un extraterrestre”

Il tuo preferito tra calciatori del Napoli oggi? – “Insigne. Incarna il napoletano che ce l’ha fatta e che combatte per i propri colori. Ma proprio perché è napoletano deve dimostrare sempre qualcosa in più rispetto agi altri. Mi fa piacere quando Lorenzo gioca bene e fa belle cose perché per un napoletano vestire la maglia azzurra è sempre più difficile rispetto agli altri. A me fa piacere vederlo felice, perché se è felice lui siamo felici anche noi

Due parole sull’avvicendamento in panchina Ancelotti-Gattuso – “Per mia forma mentis non mi piace che una società cambi allenatore a campionato in corso. Gli esoneri mi sembrano una sconfitta per tutti, per gli allenatori che lo ricevono e per le società che poi devono cambiare. Non li preferisco, mi piacerebbe che, nel bene e nel male, le società finissero con la scelta tecnica fatta a inizio anno. Non è un discorso legato ad Ancelotti, ripeto, è il mio modo di intendere il calcio, non amo gli esoneri”.

Carlo dove eri quando il Napoli ha vinto il suo primo scudetto, immagino al San Paolo… – ”In campo!  Sul terreno di gioco, perché grazie all’allora addetto stampa del Napoli ebbi questo grande privilegio di assistere alla partita decisiva con la Fiorentina da bordo campo. Una delle esperienze professionali più belle in assoluto, emozionantissima. Devo molto per questo al compianto Carlo Iuliano che porto, da sempre, nel mio cuore”.

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